Palmanova Bike Marathon 2021

Questa storia inizia il 27 maggio 2021 con un messaggio su Whatsapp da Paolo Cherin dei Federclub: “Ciao Daniele, scusa se te rompo, te son za impegnado per Palmanova?”

“In realtà no ma non faccio la gara. Assolutamente no. Devo prepararmi psicologicamente per la Sportful… e poi a quella gara piove sempre, fango, melma, casin… no no no” – “Pensaci” – “Ma no, ti ho detto no. Assolutamente no. E quando digo no xe no” – “Ci hai pensato bene?” – “…Ok vengo! Ma se piove, la bici me la lavi tu!” – “Ma non piove! E’ due settimane che ormai è sbocciata l’estate! Piuttosto bisogna pensare alla cosa più importante ora: il nome del Team” – “Tranquillo. Ho già il logo! Prepara rum e sigaro cubano per il dopogara!”

Nel frattempo Mario è riuscito a convincere e ad arruolare Federica come partner di coppia mista nel team “Simon’s Slaves” nonostante le sue titubanze dopo aver visto, nel video promozionale del nuovo tracciato, una scalinata da scendere in sella alla bici: “Tranquilla Fede, basta provare un paio di volte una gradinata qualunque e poi la farai ad occhi chiusi”.

E’ così iniziata una settimana di caccia alle scalinate della zona. Sul quotidiano locale sloveno deve essere comparso un articolo dal titolo “Nori italijan na kolesu” (“pazza italiana in bici”) che, al grido di “CE L’HO FATTA!”, seminava il panico tra gli avventori di un supermercato di Kozina dopo aver disceso ripetutamente i gradini dell’adiacente parcheggio.

E’ venerdì: mancano due giorni alla gara e Daniele “Iure” Iurissevich, partner di “Paolone” Cherin deve affrontare un’altra incognita di questa nefasta gara a coppie: il….VACCINO!

“Ciao Paolo. Oggi go fatto el Pfizer, speremo che non me dia effetti strani dopodomani” – “Ma guarda, anche mi lo go fatto lunedì e xe da tre giorni che son distrutto” – “Ottimo incoraggiamento, Grazie! E…siamo sicuri che non pioverà? Guarda che il meteo….” – “No no, fidati… danno giusto due gocce nel pomeriggio, ma la mattina saremo baciati dal sole”

La mattina del 6 giugno, giorno della gara, alle ore 4:00 di mattina esplode il diluvio.

Alle 8:15 ci raduniamo in una zona di posteggi a Palmanova: due macchine MBC Trieste e un convoglio Federclub… sotto la pioggia. Iure e Paolo fanno un breve briefing pregara: “Appena entriamo nel bastione c’è una curva secca a sinistra da affrontare morbidi perché c’è subito una rampa, per il resto meniamo bene i primi 5/10 minuti per districarci dalla marmaglia e poi proseguiamo con cambi regolari calando un pò il ritmo al secondo giro perché con tutti questi strappetti le gambe saranno messe a dura prova” – “Speriamo bene. Di positivo c’è che almeno a questa gara non arriverò dietro di te”.

Ci facciamo scattare qualche foto di rito dal figlio di Paolo che prosegue la tradizione fotografica della famiglia Cherin. Cerchiamo la postura più cattiva e aggressiva possibile, pance in dentro…CLICK. Foto perfetta! Ora un rapido tour di Palmanova alla ricerca delle griglie.

Incontriamo Simon (Gergolet) addobbato come un albero di natale di borracce pieno di “doni” per i suoi agguerritissimi compagni di squadra Eppinger. “Ciao Simon. Te ga anche panettoni?” – “Ciao Iure. No. Com’è? Sei pronto? Mi raccomando non fumarti tutte le cartucce subito. Tieni conto che avrai a disposizione si e no 5 rilanci prima di consumare tutte le riserve, quindi a bomba i primi 2 minuti ma poi controlla l’IF. Se sei sopra a 1 è indice che devi calare” – “Grazie della dritta. Capito Paolo?” – “Eh? Si si. Ho capito che devo menare a bomba” – “No, non ha detto proprio questo… Paolo…aspetta…dove vai? Paolo! (Scusa Simon, devo andare)… PAOLO?!”

Ci raduniamo nelle griglie di partenza come tanti polli pronti per la spennatura e il macello mentre un paio di zelanti archibugieri agghindati con costumi dell’epoca si avvicinavano alla partenza per dare lo start (o per fucilare eventuali fuggitivi).  “Almeno ha smesso di piovere. Guarda quante pozze d’acqua però. Ci sarà un bel po di fango” – “Non credo sia pioggia. Guarda la”. Un tipo in prima fila, due posti accanto a noi con salopette abbassata, nel frattempo, stava pisciando tranquillo e beato in griglia.

“PRONTI RAGAZZI? TRE.. DUE…UNO…. SBAM! AAAAAARGH!”. Parte un colpo di fucile che risuona nelle nostre casse toraciche: “Cazzo! Ma era un fucile vero?” – “Eh già! Mi sa che ne hanno abbattuti un paio li davanti” – “Due in meno da superare”.

Iure e Paolo si ritrovano inspiegabilmente in prima fila alla partenza. Nel giro di lancio bisogna cercare di tenere la posizione per “non perdere la priorità acquisita”, specie al passaggio della porta della città dove si può creare imbuto.

Passiamo indenni il portale e ci involiamo sul primo sterrato disseminato di pozze d’acqua e fango: ormai il battesimo è compiuto. Ondate di fango e melma si riversano sulle nostre bici. Le scarpe iniziano a tracimare acqua e le calze a filtrare quella bella sabbietta fastidiosa che ti accompagnerà per oltre due ore di gara, come quella irritante colatura di fango sulla lente sinistra degli Oakley proprio all’altezza della pupilla: impossibile da pulire visto che i guanti ormai sono anche più zozzi. Ho due occhi, me ne basterà uno solo, se non fosse che il fango è finito anche sulle lenti a contatto.

Paolo è una locomotiva in piena ma la corsa viene improvvisamente interrotta da un ingorgo. “Che succede? Perché ci fermiamo e perché c’è gente in fila davanti sta casupola? Ma cos’è, un’orinatoio?” – “Qui si entra nel bastione, metti la marcia bassa che c’è la rampa e si scivola. Ora inizia la gara!” – “Perché fino adesso cos’era? Guarda che qui sul Garmin l’IF che diceva Simon lo vedo ben oltre l'”uno”. Se è oltre “uno” significa che è “male”, ricordi? Paolo… PAOLO!?”

Ma la locomotiva Cherin ricominciò a stantuffare incurante…e Iure a cercare il freno di emergenza.

Passiamo anche i famigerati scalini che Federica tanto temeva. Li percorriamo in mezzo secondo a velocità smodata, senza quasi accorgercene. Non sarà certo questa scalinata la principale preoccupazione del duo Mario-Federica. Molto più insidiosi erano i numerosi ripidi fangosi con curva secca in fondo. E infatti tutti questi punti strategici erano ben presidiati da stormi di fotografi pronti a cogliere la caduta o la semplice figura di merda della giornata come tanti avvoltoi appollaiati. Toh! C’è anche Simon!

Dopo più di un’ora di gara, Iure comincia a chiedersi quando arriverà il tanto agognato cambio di andatura deciso durante il briefing. Ma la risposta era già dentro di lui: “Mai!”. Paolo è in totale estasi agonistica come uno stallone nero-arancione frustato allo sfinimento dal cocchiere, peccato che il cocchiere dietro di lui (Iure) invece di incitarlo, fosse alla disperata ricerca di un modo qualunque per cercare di rallentare un pò l’andatura, ma si sa come funziona quella cosa chiamata “orgoglio”: “Come xe Iure? Tutto a posto? Qua accelereremo un poco” – “Si si, tranquilo. Tutto a posto. Accelera pur”.

Ad un certo punto, lo stallone decide che è il momento di deviare inspiegabilmente a sinistra e tutta la carovana all’inseguimento dietro di lui prende questa deviazione (palesemente sbagliata) dal percorso. “Io sarei andato dritto. Perché hai girato?” – “Boh. Ho sbagliato”.

Un paio di trevigiani dietro di noi ci seguono: “Ma savè la strada dio bove?” – “Diocan, ma chi xe stao?” – “Quel mona lasò dioludro” – “De coparlo canaja de dio” – “Ghe taio le gome a sto cretin. Daghe na spallata diocan”

“Paolo…guarda che questi te vol menar. Li tengo d’occhio che è meglio, visto che stanno confabulando”. Con questa scusa mi faccio superare, non si sa mai, anche per rifiatare un pò. Nel frattempo Paolo è davanti che traina noncurante la carovana di facinorosi trevigiani che, coltello tra i denti, puntano anche loro a fermare lo stallone imbizzarrito. Per fortuna se ne vanno.

Dopo un ora e mezza di ritmo estenuante, oltre alla fatica delle gambe, messe a durissima prova dagli innumerevoli strappetti del percorso, iniziano i dolori di schiena. Fitte lancinanti. Cavolo! E si che ho anche una full. Ti immagini con una front?! Secondo le stime, la gara non terminerà prima di almeno altri 40/45 minuti, quindi l’unica cosa fattibile è stringere i denti. Paolo è irraggiungibile, la tattica pregara ormai è finita nel cesso da un pezzo con tanto di sciacquone, spazzolone, idraulico liquido, WCNet e candeggina: l’unica tattica ormai è la sopravvivenza. Ogni tornante fatto è un tornante in meno. Ogni discesa è un sollievo e ogni strappo è uno strappo in meno che ci separa dalla fine della gara.

Raggiungiamo o più probabilmente ci facciamo raggiungere, da una coppia di Cottur. Sono gli ultimi metri: si entra in città con il tifo oltre le transenne, curva a sinistra e ultimo strappo ammazza-gambe prima dell’arrivo. Quell’ultimo picco di watt supera la soglia di sopportazione messa a dura prova già da tempo ed è li che il vasto mediale di Iure decide che ora di finirla, urla il suo sdegno e inizia il suo personale sciopero di protesta con un bel crampo dell’ultimo minuto. Non si può certo fermarsi a pochi metri dall’arrivo?! Iure butta giù un paio di denti perché ha letto probabilmente su Focus che in caso di crampi bisogna indurire. Si tenta quello che si può: ultima discesa e i Cottur cercano la volata finale. Mi spiace ragazzi, ma io passo. Iure e Paolo passano il traguardo in sincronia perfetta (finalmente!) spalla contro spalla. E’ finita. Dopo 2 ore 19 minuti e 10 interminabili secondi, 34esimi di categoria.

Dieci minuti dopo, in 2:29:44 tagliano il traguardo Mario e Fede, noni di categoria. “Com’è andata? Hai fatto gli scalini?” – “Si. Fighissimo! Una cagata. Ora però devo trovare dove allenarmi a fare gli strappi duri con fango” – “Fede… andemo a bever una birra che xe meio”.

Tutto è bene quel che finisce bene. Concludiamo questa giornata con il sole e un paio di sigari cubani come da programma. Nessuno di noi fuma ovviamente ma resteranno nella scatola dei ricordi assieme ai numeri gara ben infangati.

Dopo un’iniziale e fugace idea di cercare un autolavaggio per pulire le bici di Fede e Mario prima di caricarle in auto, decidiamo che l’ira di Michele (moroso di Federica, nonché sedicente proprietario dell’auto) verrà gestita in separata sede proponendo le nostre bici infangate come onorevole trofeo da esibire orgogliosi di questa splendida giornata.

Intanto… la sera:

 

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