Sportful Dolomiti Race 2021

Dopo due anni (visto che la scorsa edizione è saltata a causa del COVID) di allenamenti e preparazione mentale, è giunto finalmente il giorno della tanto attesa Sportful Dolomiti Race 2021.

Io, Daniele Iurissevich e Deborah Zidarich siamo gli unici rappresentanti MBC Trieste a Feltre ma siamo in allegra compagnia di Mauro Zerial (marito di Deborah) in maglia Trieste Team Bike, volgarmente chiamati “Ricola” e di Michela Baf della A.S.D. Gruppo Generali.

La sera prima di coricarci nelle nostre stanze, scambiamo due parole con il cameriere dell’albergo “Al Tajol” dove soggiorniamo: “La salità del Rocon è dura sapete!” – “Ma la strada è bella almeno?” – “No. E’ una merda. Piena di pietrisco. E poi c’è il muro di Ronche… non so cosa sia passato per la testa a quelli dell’organizzazione!” – “Duro?” – “Durissimo! Vedrete! Sono comunque 87 Km nelle gambe quando ci arriverete (SE ci arriverete) e poi c’è ancora il Croce d’Aune da fare… Uuuuuh… avete voglia! Non vi invidio”. Ci scambiamo un paio di sguardi. Mauro fa: “Ciò, non ne ga dito una che vadi ben per incoraggiarne! Ve auguro buonanotte. Domani sveglia alle 4:50”. Neanche QUESTA notizia era incoraggiante.

All’alba del 20 giugno 2021, alle ore 5:15 ci ritroviamo nella sala colazioni. “Dormito bene?” – “Insomma! Ripensavo alla conversazione di ieri sera. Difficile dormire tranquilli”. Ci apprestiamo a ingurgitare la nostra bomba mattutina di carboidrati in un estremo tentativo finale di dare al nostro corpo tutto quello di cui avrà bisogna per le prossime 5-6 ore di gara. Yogurt, cereali, pane, marmellate, caffè mentre Mauro si fa preparare una “bella” pastasciutta con l’uovo. “Da bere? Vino bianco o rosso?” – “Caffè andrà bene”.

Sono le 6:00 quando carichiamo armi, bagagli e bici e ci involiamo giù per la tortuosa strada di montagna che collega l’albergo al paese di Lamon (peraltro tappa di passaggio della gara stessa) e poi ci dirigiamo verso il centro di Feltre a tavoletta per essere pronti alla partenza delle 7:00.

Io e Michela siamo in griglia assieme mentre Deborah e Mauro, che sono ormai veterani assodati di questa gara, sono in “griglia VIP” più avanti. “Come va?” – “Mi sto cagando addosso” – “Anch’io”. Fisso intensamente il Sebach alla nostra destra… “Quasi quasi”… ma ci sono le transenne di mezzo e poi mancano 2 minuti…Concentrazione.

Si parte! Oltre tremila ciclisti premono il tastino di start del proprio ciclocomputer e, così facendo, entrano in modalità gara. Memore della partenza al fulmicotone della Haiti di quest’anno, decido di andare con i piedi di piombo: sono 17km in piano prima di iniziare la prima lunga, anzi, lunghissima salita da 18Km che porta a Cima Campo a quota 1386m. Sono 1094 metri di dislivello solo qua! Inutile tirare qui in piano: è in salita che si farà la differenza.

Butto un occhio al Garmin e vedo i wattaggi schizzare su senza nemmeno accorgermene. “Controllo, Iure! Più controllo”. Incredibile come l’adrenalina ti faccia spingere così tanto senza nemmeno accorgertene. Arrivo alla base della salita assieme a Michela ma devo assolutamente fermarmi per scaricare liquidi e quindi peso superfluo. Dopo 50 secondi di cronometro riparto decisamente più a mio agio. Un pò per scaramanzia e un pò per noia, visto che ormai conosco tutto a memoria, leggo i valori che mi sono segnato sul Garibaldi appiccicato sul mio manubrio. Il buon Simon mi ha dato delle indicazioni molto precise su come affrontare l’intera gara. Ho una nota sulla prima salita: “Un gel a metà salita. Tempo stimato: 1h18”. Sarà lunga. Tanto vale godersi il panorama.

La strada sale con una pendenza dolce e facilmente gestibile, almeno in questa fase, del 6% medi.  Durante la rampicata riacchiappo Michela che ormai ha dimenticato i timori della griglia di partenza ed è completamente immersa nella sua modalità agonistica. Butto un occhio avanti in cerca di Deborah e di una divisa Ricola. Ne vedo una subito sopra il tornante. Lo raggiungo ma non è Mauro. Proseguo la caccia e dopo un’ora e 17 minuti finalmente lo scollino. “Cavolo! Simon ha calcolato bene!”. Ingurgito una barretta e mi metto in posizione da discesa. Non è tempo di rilassarsi troppo: recupero si, ma non bisogna perdere in discesa tutto quello che si è guadagnato in salita e dietro sono agguerritissimi. Al termine della discesa c’è il primo ristoro. Decido di fermarmi per rabboccare la borraccia: “un pò di coca grazie”. Mi viene offerto un bicchiere d’acqua. Bevo. “Grazie, adesso coca per favore”. Altro bicchiere d’acqua. Bevo. “Ok… grazie di nuovo, ma adesso sta c@zz@ di coca posso berla si o no?” – “Ah! Vu tu na coca coa? No gaveo capio”. Riparto dopo 1 minuti e 15 secondi: roba da pitstop se avessi avuto da subito la MIA cocacola.

Pochi metri dopo il ristoro c’è il bivio per scegliere il percorso Granfondo da 200Km o il Mediofondo da 120km. Mi assicuro di scegliere per bene e di non sbagliare strada: come da programma, giro per la “corta” e  inizia subito la salita della Val Malene verso il Passo Brocon: imposto il mio target a +5 Watt rispetto la salita precedente come da programma e inizio la scalata che, secondo l’Oracolo Simon, dovrebbe durare attorno ai 48 minuti. Mi accorgo ben presto che questa ascesa sarà più dura della precedente. La pendenza inizia a farsi a doppia cifra ma la gamba tiene comunque bene. Finalmente, dopo 60Km e oltre riesco a prendere Deborah. “Finalmente ciò!” – “Ailo? Qua te son?” – “Adesso tocca beccar Mauro”.

Termino la salita in circa 52 minuti. Questa volta sono in ritardo sulla tabella di marcia e i wattaggi, infatti, sono sotto tono. Vabbè…almeno non mi sono bruciato le gambe. Parte la seconda lunga discesa di giornata dove vedo il contachilometri sfiorare i 75Km/h (il report di fine traccia segnerà addirittura un picco di 91Km/h). Approfitto della situazione per affinare la tecnica in discesa, cercando di migliorare gli ingressi in curva nei tornanti. Anche qui riesco a non vanificare il lavoro fatto, raggranellando ancora qualche posizione e comincio anche a vedere qualche pettorale a due cifre, segno che Mauro potrebbe essere vicino.

Dopo la pacchia, purtroppo, c’è sempre uno scotto da pagare e il tanto temuto “Muro di Ronche” viene preannunciato da tanto di cartelli “Metti il rapporto più agile”. A bordo strada c’è un assembramento di persone incitanti: “Dai dai dai che dura poco!”. Dopo la curva secca a sinistra, la strada si inerpica attraverso il paese per un tratto di 300m al 20%. Un tipo si presta per darmi una spinta. “Vuoi?” – “No grazie. Va bene così”. Non mi serviva la spinta: quello che mi dava più stimolo era quella divisa Ricola pochi metri più avanti. “Te go becà finalmente, Mauro!”. Mauro si gira, teso nello sforzo (eravamo ancora su per il muro!) e mi butta un’occhiata senza proferire parola.

Al ristoro successivo, a circa 25Km dall’arrivo, mi fermo per ripristinare la borraccia. Stavolta non mi ci metto neppure a mercanteggiare una coca. Nel frattempo vedo Mauro passare senza fermarsi. “Presto presto… riempi svelto!”. Rimonto in sella e parto all’inseguimento dopo 30 secondi scarsi di sosta. Mauro lo riprendo appena iniziata l’ultima salita di giornata: il Croce d’Aune. Scambiamo qualche battuta e rischio pure di farmi investire da un’auto che scendeva in senso opposto “ma è aperta al traffico?!”.

La salita ha 11 kilometri con una partenza morbida, quasi vallonata, ma nella seconda metà inizia ad impennarsi raggiungendo picchi del 16%. Incrocio un ciclista in mountainbike che si improvvisava motivatore “Dai dai forza!” – “Ma è tutta così?” – “Nooo… questa è la parte che spiana, poi è peggio!”  – “Bene! Sappi che come motivatore non vali una cippa”. La stanchezza si fa sentire in tutte le articolazioni, le ginocchia sono doloranti. Allento un pò le scarpe per far defluire il sangue alle dita dei piedi. La salita non perdona e non accenna a spianare. Il pronostico di salita, annotato sul foglietto incollato al mio manubrio, vede non meno di 48 minuti di pedalata, il lap ne segna 35, il che significa che bisogna stringere i denti ancora per poco tempo sebbene i cartelli dei kilometri rimanenti sembrino inspiegabilmente radi “-4Km”, poi “-3Km”… “Cavolo! Li hanno allontanati apposta? Non è possibile!”. Eppure il Garmin conferma che in salita le distanze sembrano decisamente più lunghe. A poche centinaia di metri dallo scollinamento tento la mossa d’orgoglio e raccolgo gli applausi del pubblico a bordo strada buttando giù un paio di denti per alzarmi sui pedali sorpassando a interno curva un gruppetto. Poco dopo spiana davvero e chiudo il Croce d’Aune in 44:38. Da qui inizia l’ultima lunghissima discesa che porterà quasi direttamente all’arrivo a Feltre. Sono ben conscio che ormai i giochi sono quasi finiti. L’orologio segna 4 ore e 50. “Cavolo! E se riuscissi a finire entro le 5 ore? Nah…impossibile. Mancano ancora 15km. Farli in 10 minuti mi pare utopistico ma sono certo ormai che chiuderò ben al di sotto del mio pessimistico target personale di 5h30 e ottimistico target di 5h15.

Mi butto in discesa in coda ad un cappellone. Lo vedo abile nelle curve quindi cerco di stargli dietro. Riusciamo a raggiungere anche qui un altro gruppetto e ci uniamo al treno finale composto si e no da sette atleti, me compreso. Ormai è tutto dritto, quasi finito e le gambe sembrano reggere beniss…AHI! Su un scellerato tentativo di forzare l’andatura portandomi in testa, sento un crampo lancinante all’interno coscia che mette fine alle mie velleità di passista. Con la coda tra le gambe riesco a minimizzare il danno finendo dalla testa del gruppo alla coda. Cerco la pedalata agile, quella di forza, mi alzo sui pedali, bevo acqua, insomma: tento di tutto e per fortuna sembra che l’allarme sia rientrato quando passiamo il segnale dell’ultimo kilometro.

Sono a 300 metri dall’arrivo sul lungo viale che poi volta bruscamente a sinistra per entrare nel centro storico. Decido di “attaccare” (nella mia testa pareva chissà che azione da Giro d’Italia) e scatto in testa al gruppetto, di nuovo. Ad un certo punto la strada gira bruscamente a sinistra ma, soprattutto, si passa attraverso la strettoia della porta della città, E questa? Non me l’aspettavo! Perdo leggermente terreno proprio mentre inizia l’ultima salita in pavè che conduce all’arrivo. Il crampo sembra sotto controllo ormai da un pò e quindi sparo l’ultima cartuccia rimasta scaricando gli ultimi watt sui pedali. Guadagno nuovamente il terreno perso e vedo che dietro stanno calando. L’unico che tiene botta è il tizio col numero 3836 che mi ha accompagnato fino a qui dalla discesa del Croce D’Aune.

Nel frattempo il megafono annuncia il nostro arrivo: “Eccoli! Paolo Bettini e Jury Cechi”. Ma guarda te! (penso tra me e me) Questi hanno pure voglia di prenderci per il culo storpiando il mio cognome dopo 120Km di sofferenza.  Con la coda dell’occhio cerco di capire come sta messo l’altro ma non lo vedo. Ultima volatina inutile (il 3836 risulterà poi essere un M6: vado sempre a prendermela con i più “vecchi”! ) e finalmente termina per me questa prima Sportful in 5:08:52 in 45esima posizione di categoria.

Defluisco felice verso un gruppo di ragazzine festose che mi accolgono a braccia aperte. “Grazie grazie. Gli autografi dopo” – “No guarda. Volevamo solo darti la  medaglia Sportful di partecipazione” – “Ah. Grazie. Pensavo…” – “Smamma… AVANTI UN ALTRO!”

Scatto un paio di selfie per annunciare al mondo che ho finito la Sportful. Vedo il 3836 e gli faccio i complimenti “Grazie. Bravo anche tu. Negli ultimi metri mi è preso un crampo”. Nel male, sono felice di averlo avuto a 2 km dall’arrivo, dandomi così il tempo di gestirlo fino alla fine.

Solo in seguito scoprirò che effettivamente Jury Chechi e Paolo Bettini avevano tagliato il traguardo 30 secondi prima di me. Se lo avessi saputo, avrei battagliato per la 43esima posizione di categoria M4 con Bettini! “Se non mi fossi fermato al secondo ristoro….se avessi forzato un pò di più nelle seconda salita… se non mi fosse fermato per pisciare…”. Tanti “se” che nulla tolgono ad una giornata da incorniciare. Gli obiettivi personali sono stati ampiamente raggiunti e prima ancora quello di arrivare in fondo a questa gara è stato soddisfatto.

Nel frattempo cerco le classifiche sul sito Endu. I tempi sono già caricati in tempo reale. Figata! Vedo con piacere che Deborah ha chiuso la sua gara in 5:24:47, 9a di categoria, Michela è 10a in 5:28:52 e il grande Mauro, con cui si può dire che ho battagliato tutta la gara nel tentativo di raggiungerlo, ha chiuso in 5:15:17, 35esimo di categoria M6.

Classifica ufficiale qui

 

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