“In ogni agglomerato umano c’è SEMPRE la figura funesta dell’organizzatore di manifestazioni ricreative. Per la società di Fantozzi MBC Trieste era un certo Filini Fulvio” (cit. Fantozzi – 1975)
Questa volta bisogna cercare di dare una parvenza seria al resoconto della storica uscita in notturna di ieri 16 giugno 2021 perché “Go alcuni contatti nella massoneria giornalistica locale e forsi rivemo a farse pubblicar anche su CitySport” mi fa Riccardo Ieserscech in orecchio. “Da grandi poteri (divulgativi) sorgono grandi responsabilità”, prima fra tutte: smetterla con le citazioni e gli aforismi! Pertanto partiamo con ordine.
Il tutto nasce da una boutade di Fulvio Pittao su Whatsapp (così come nascono in genere queste cose) che colto da un momento di noia tra una dentiera, un ponte ortodontico e una seduta di relax in bagno, digita sul cellulare il famigerato messaggio:
L’esca era stata lanciata e di li a poco i messaggi di risposta iniziarono a fioccare. Nel tempo record di un pomeriggio era già stata decisa la data dell’evento, il 16 giugno 2021 e soprattutto la tappa finale da Mahnic per una cena a base di birra e piatto di carne mista. Ora restava solo da estendere la proposta sul gruppo ufficiale per non esser solo in “quattro gatti” e cercare di raccogliere più partecipazioni possibili. “Ultimamente el gruppo langue. Sarà colpa del COVID? Ti prova a scriver e vedemo se vien qualchedun altro. Ma non ghe contassi molto”.
Nessuno avrebbe sospettato la partecipazione massiccia che avrebbe accolto la proposta, vedendo il numero di partecipanti lievitare di giorno in giorno fino a raggiungere il già ragguardevole numero di 30 persone dopo poco.
“Cavolo Fulvio! Gavemo capido che per tirar fora la gente dalle tane qua bisogna scriver che se trovemo per magnar più che per pedalar! Bisogna prenotare e pianificare un giro” – “Ci penso io. Preparo un percorso facile in modo che ci ritroviamo al tramonto in un bel posto per una romantica foto di gruppo”. Nel frattempo la partecipazione era salita a ben 37 atleti: Mahnic era stata preallertata che saremmo arrivati in una quarantina di ciclisti sudaticci verso le 21:30, affamati e soprattutto assetati. Per ottimizzare i tempi, i piatti sarebbero stati tutti uguali: tutti piatti di carne per due persone. Qualcuno iniziava già a preoccuparsi: “Piatti per due? Ma le birre almeno sarà per uno??”.
Visto l’elevato numero di partecipanti e il livello di organizzazione richiesto per contenere questa masnada eterogenea di ciclisti, a un megalomane passò momentaneamente per la testa di proporre iscrizioni con Fattore K sul sito Endu. “Ciamemo Datasport per le foto?” – “Penso che el cellulare andrà benissimo comunque” – “Niente pacco gara suppongo?” – “No”
Arriva l’agognata data del fatidico raduno, giorno in cui alcuni hanno addirittura preso ferie o peggio: “Cosa?? Una trasferta proprio il giorno della notturna MBC?? Basta! Mi licenzio!”. Qualcuno, preso dall’eccitazione e dalla paura di far tardi, si è presentato al lavoro già in divisa fin dal mattino: “Metti che fazo tardi? Se resto indrio come le bale del can quei altri no i me speta!”.
Alle ore 19:00, la ciclabile viene invasa da uno tsunami di divise nero-verde che prendono possesso dello spiazzo antistante AerreBike, classico luogo di ritrovo ciclistico triestino. La prima tappa è conquistata! L’altra metà di noi ci aspetta alle 19:30 a Draga. Si fanno i consueti saluti, i complimenti per i recenti risultati di alcuni nostri atleti, qualche presentazione, perché no, visto che questo evento è stato “anche” e forse “soprattutto” l’occasione per le presentazioni tra nuovi soci. “Ciao mi son Antonio” – “Ah si, ti te son quel pazzo che ga fatto la CarsoTrail in 24 ore” – “Ciao Dean. Come te sta?” – “Ah niente… no me son ancora ripreso del tutto…” – “Ciao Mauri! Che fine te ga fatto?” – “Che c@zz@ te vol?” – “Ma andè pian vero??” – “Pian pianin…come sempre” – “Ma becheremo cinghiali per strada?”
Alle 19:05 il maremoto punta lungo la ciclabile in direzione Draga per inglobare la seconda ondata in divisa e costituire così l’orda famelica di ruote grasse pronta per assaltare il Cocusso (prima), il Castellaro (dopo) e la Gostilna (alla fine).
Tutto si svolge come da programma con orari rispettati al minuto! Alle 19:31 Draga viene invasa da un numero di ciclisti superiore al numero dei suoi abitanti. Mario è sereno perché il ritardo di un minuto è tollerabile (sebbene pur sempre esecrabile!) e soprattutto perché il sottoscritto ha un paio di luci extra per la bici da fornirgli. “Ciao Livio! Ciao Giuly! Ciao Cristiano! Ciao Mattia! Ma… dov’è il nostro condottiero Filini Fulvio ?”
Fulvio era “più su”… li avanti…come un novello Alessandro Magno in cima alla collina a contemplare dall’alto, a torso nudo e con sguardo fiero la sua opera: “Vi ho creato IO! E ora, figlioli …via…alla volta di Mileto e la Persia sarà nostra!” – “Mileto? Persia? Forsi Mihele e Pesek? Ma no dovevimo andar sul Cocusso?” – “Ti pedala e tasi”.
La marea di ciclisti imbocca la ciclabile per poi inerpicarsi su per il rinomato “bigolo” alla volta dei laghetti e delle Jazere di Draga, attualmente in fase di restauro e valorizzazione. L’ultima rampa che sbuca in strada è oggetto di riprese, foto e commenti. Chi la supera senza problemi, chi meno, chi a piedi chi d’arroganza addirittura impennando: “Bravo Mauri!!” – “Fatte i c@azzi tui te go dito!”
Nel frattempo Ciro tentava di mettersi in contatto con noi via telefono: “Amici! Dove siete? Amici! Sono qui a Pesek da solo, circondato da un branco di cinghiali” – “Ciro… stemo arrivando. Adesso femo ancora mezzo Brucomela, Selvadigo e poi spuntemo sulla carraia del Cocusso. Ciro? Ci sei?” – “(Mi scusi signor cinghiale… posso rispondere cortesemente al telefono? Mi consente?)” – “CIRO? Te me senti? Bon… el gaverà capì”.
Il “Brucomela” scorre fluente sotto le nostre gomme mentre la lunga carovana percorre il single track immerso nella vegetazione basovizzana per poi spuntare in strada al successivo checkpoint: il piazzale dell’agriturismo “Selvadigo”. Dal sentiero esce un ciclista, due ciclisti, tre, poi quattro, cinque e via via fino al trentasettesimo e ultimo, suscitando giustamente la curiosità di alcuni escursionisti di passaggio. “Siamo tutti? Adesso andiamo fino in cima al Cocusso da Pesek e ingrumemo i resti di Ciro per strada. Raduno alle antenne per un’altra foto di gruppo!”.
Tutto scorre secondo i piani: Ciro è sano e salvo e si unisce alla carovana. Antonio parte in un allungo sulla salita del Cocusso in una parvenza di tentativo di istigazione. “Mauri, lo bechemo?” – “No! Fate i c@zzi tuoi”. In realtà la volata era finalizzata semplicemente a girare un video della fiumana umana: l’onore è salvo. Sorriso di rito. Pancia in dentro. Non far trasparire fatica. Sfoderare lo sguardo da atleta annoiato che affronta la pendenza con nonchalance…solito schema fotografico insomma.
“Ma i scoi in zima te li rivi far in sella?” – “Ovvio ah!” mal celando l’arrogante spavalderia della risposta a denti stretti. “Ciò, ma gavè furia la davanti?” – “Ma se semo easy?” mal celando l’arrogante spavalderia…. ah…l’abbiamo già detto?
Nonostante l’eterogeneità del gruppo, arriviamo tutti più o meno allo stesso tempo al nuovo luogo di raduno antistante il rifugio del Monte Cocusso. L’ora è quella giusta, la cosiddetta “ora dorata” che ogni fotografo insegue per lo scatto perfetto. Il panorama, il luogo, l’orario: tutto è come da programma. Tutto è perfetto. Ci mettiamo in posa per la foto di rito come se tutto il giro, l’uscita, la pianificazione dei giorni scorsi fosse finalizzata unicamente a questo scatto. Non avendo cavalletti e in assenza di un incauto escursionista sequestrabile per affibbiargli il cellulare in mano, Michele Smilovich si sacrifica per effettuare la foto ma è di nuovo Filini Fulvio a risolvere l’impasse proponendo la soluzione geniale della serata: “Te fa una foto panoramica col scroll e quando te son a metà foto, te ghe passi el cellulare a un altro e te vien qua in posa”. Geniale! Ma forse più geniale è Livio che approfitta del trucco per comparire in foto…due volte.
E’ ora di scendere e dirigersi verso il ristorante. Optiamo per una deviazione rispetto al piano originario e cioè di salire sul Castellaro (non la cima, ma il laghetto) per poi scendere verso Kozina dal versante opposto, in modo da accorciare i tempi e soprattutto le salite. L’ora dorata è finita e con essa anche le ultime luci del sole sono sparite sotto l’orizzonte. E’ ora di accendere le luci e godersi lo spettacolo delle 37 lucciole a pedali che sciamano veloci lungo le pendici del Castellaro fino a Kozina e infine nel parcheggio della Gostilna Mahnic dove sono già appollaiati sugli sgabelli a tracannare birra Lombardi e Manzin.
La gentile proprietaria del locale ci concede di posteggiare tutte le bici dietro il cancello della residenza privata e così anche le nostre preoccupazioni nei confronti dei malintenzionati sono sedate: i nostri mezzi sono in salvo e al sicuro. Non resta altro che coronare questa serata con la meritata cena e un brindisi a tutta la squadra.
A fine cena Livio, probabilmente in preda ai fumi dell’alcol azzarda un attacco di splendore proponendo di accollarsi il conto. Rinsavito di colpo, alla vista del totale, decidiamo per un più onesto pagamento alla romana prima di salutarci con l’augurio (o meglio, la certezza) di ripetere quanto prima questa bellissima iniziativa sociale.